
Autore: Antonio Scicchitano
Data di pubblicazione: 28 maggio 2019
Perché i giovani non investono?
L’altro giorno, un cliente al quale offro la mia consulenza finanziaria da così tanto da essere divenuto nel tempo un caro amico (oltre alla grande stima reciproca che ci lega, anche la passione per la Formula Uno ha dato solidità a quest’amicizia!) mi raccontava con grande orgoglio i successi accademici di suo figlio, le esperienze di tirocinio all’estero e di quanto lui e sua moglie avessero investito in termini di supporto, non soltanto economico, per aiutarlo a raggiungere quest’importante obiettivo.
Eppure, il mio amico, non si spiegava come, nonostante le straordinarie premesse, non riuscisse a trovare un impiego con una retribuzione tale da potergli garantire un avvenire meno instabile (un po’ meno sul filo del rasoio per intenderci) e magari riuscire, in un giorno non troppo lontano, a mettere su famiglia.
Costi familiari: macro-categorie
Ma quanto costa mantenere una famiglia in uno scenario socio-economico come quello che stiamo vivendo?
Secondo una ricerca condotta dalla Federconsumatori, prendendo ad esempio una famiglia che vive in una grande città del nord Italia, in un appartamento da 100 metri quadrati e che deve mantenere un figlio minorenne, le spese con il maggior impatto sul budget familiare sono le seguenti:
- la gestione casa: che si tratti di pagare mensilmente un affitto o la rata del mutuo, si tratta di una voce che incide pesantemente sul bilancio familiare, che comprende anche i costi fissi delle utenze e le spese di manutenzione dell’immobile;
- l’alimentazione: questa voce comprende sia i soldi spesi al supermercato che quelli destinati alle (sporadiche) uscite per cenare al ristorante;
- i trasporti: questa voce comprende tutte le spese per il mantenimento di un’auto (assicurazione, carburante, tassa di circolazione, meccanico, ecc.) e i costi per sottoscrivere abbonamenti a mezzi pubblici;
- l’educazione: nonostante le scuole siano istituzioni per lo più pubbliche, generano comunque dei costi - il più importante è quello per l’acquisto dei libri, ma vi sono anche le spese per le gite e le mense;
- la salute: tutte le visite specialistiche, per le quali lo Stato contribuisce solo in parte, possono rappresentare dei costi elevati per le famiglie.
Stima annuale della spesa media
In base alla ricerca, la spesa media annuale è la seguente:
- gestione casa: dai 1880 ai 4450 euro annui;
- alimentazione: dai 1280 ai 2470 euro annui;
- trasporti: dai 1145 ai 2575 euro annui;
- salute: dai 980 euro ai 2320 euro annui;
- educazione: dai 380 ai 1050 euro annui.
Perché si risparmia sull’educazione e sulla salute
Ciò che notiamo subito è che le spese per la gestione della casa sono le più gravose per il bilancio familiare. Possedere una casa di proprietà, significa risparmiare circa un terzo delle spese annuali. A sorprendere non è la somma che una famiglia spende per la gestione della casa in tutte le sue declinazioni ma gli importi ridotti riferibili a salute ed educazione. Monitorare la salute dei propri cari tra analisi, visite di controllo e farmaci vuol dire spendere cifre ben più alte in un anno.
In realtà, negli ultimi anni le istituzioni hanno destinato aiuti alle famiglie negli ambiti descritti, ma nell’analisi degli outcome appare evidente che non basta contemplare nella spesa pubblica tali contributi se viene meno la qualità. Se pensiamo all’educazione, a pesare sul portafoglio degli italiani non sono le tasse che si attestano a poche decine di euro, quanto l’acquisto dei libri che in molti casi si aggira intorno ai mille euro.
Un intervento statale in questo senso potrebbe agevolare notevolmente le famiglie che ricorrono a libri usati per cercare di ovviare il problema, andando ad impoverire il mercato dell’editoria scolastica. La salute è un’altra spesa su cui si comincia sorvolare troppo spesso. Sebbene l’Italia si distingua da sempre per l’assistenza sanitaria fornita a tutti i cittadini, risente dei tagli alla sanità e degli sprechi che hanno reso le strutture pubbliche luoghi di malasanità, comportando in molti casi il ricorso alle strutture private, inaccessibili per molti utenti.
Cosa detrarre
Tuttavia è possibile recuperare parte degli importi spesi dalle famiglie per beni e servizi di prima necessità.
Ad esempio sono detraibili in dichiarazione dei redditi le spese per le mense scolastiche e quelle per le tasse d’iscrizione. Per quanto riguarda l’ambito sanitario sono le visite specialistiche, le spese per le analisi e l’acquisto di alcuni medicinali che possono essere recuperate al 19%.
Chi ha contratto un mutuo può recuperare con la dichiarazione dei redditi gli interessi. Per gli utenti in affitto si possono riavere fino a 300 euro se il reddito è inferiore ai 15493,71 euro annui e circa 150 euro per i redditi superiori. Inoltre, recentemente è stata introdotta un’agevolazione per gli “inquilini under 30” che sul canone di locazione possono recuperare fino a 991,60 euro all’anno.
Sempre meno giovani decidono di mettere su famiglia. C’è da stupirsi?
Passa al livello successivo
Con la mia consulenza finanziaria avrai a disposizione tutto il supporto di cui hai bisogno per pianificare i tuoi obiettivi e investire in modo sicuro, specifico e consapevole.
Richiedi una consulenza